FOUND IN ITALY. Immagini disperse del Bel Paese
A collection of orphan pictures
Curated by Matteo Di Castro and Paola Paleari
Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen
April 16th – May 16th, 2013
Found in Italy is a journey through the Italy of last century by means of photographs collected and selected by Rome’s galleria s.t., which has been leading a research project since 2007 on lost photographic archives and orphan images, aiming to accentuate the aesthetic values that extra-artistic visual documents and anonymous creations from the past can reveal to the contemporary spectator.
In the Italian Institute of Culture’s spaces in Copenhagen, s.t. presents a selection of ‘found’ photographs where several sources and suggestions flow together: from family snapshots to studio portraits, from voyeur’s eroticism to holiday pictures, but also photographic documentaries that show the diverse “made in Italy “ expressions and scenarios: the countryside and the domestic work, the industrial instruments and products, the cinema sector.
Starting from seven found photography projects already developed by s.t., the show suggests seven thematic routes through which we can discover the “Bel Paese” without names, dates or places to remember.
FOUND IN ITALY. Immagini disperse del Bel Paese
a cura di Matteo Di Castro e Paola Paleari
Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen
16 aprile – 16 maggio 2013
Found in Italy è un viaggio nell’Italia del secolo scorso attraverso le foto raccolte e selezionate dalla galleria s.t. di Roma, che dal 2007 conduce una ricerca sugli archivi fotografici dispersi, sulle immagini orfane, con l’obiettivo di valorizzare l’inedita densità estetica che i documenti visivi extra-artistici, le creazioni anonime del passato, propongono allo spettatore contemporaneo.
Nelle sale espositive dell’Istituto di cultura italiano di Copenaghen viene presentata una selezione di foto trovate in cui si affiancano e sovrappongono molteplici fonti e suggestioni: dalle istantanee di famiglia al ritratto in studio, dall’erotismo del voyeur alle foto delle vacanze, ma anche scatti realizzati per documentare i diversi scenari e protagonisti del made in Italy: il lavoro contadino e quello domestico, gli strumenti e i prodotti dell’industria, il mondo del cinema.
A partire da sette progetti di found photography già sviluppati da s.t., la mostra ci propone altrettanti itinerari alla scoperta di un Bel Paese senza nomi date e luoghi da ricordare. Una scelta coerente con quell’approccio appropriativo, non storico-documentario, alle immagini senza titolo, che la galleria ha scelto di evocare nel proprio stesso nome: s.t..

Made in Italy before reality. Fotografie ritrovate del Belpaese, la prima mostra allestita da s.t., trae origine dall’acquisizione dell’archivio fotografico di una rivista dedicata al mondo dell’agro-alimentare. La collezione comprende immagini di vita italiana dagli anni quaranta ai settanta che vedono come protagonista il lavoro e le sue trasformazioni, a partire dagli scatti eseguiti dal Servizio Fotografico del Comitato Nazionale Stampa e Propaganda Rurale.

Nell’ambito dell’edizione 2012 di Fotografia – Festival Internazionale di Roma, dedicata al tema del lavoro, s.t. ospita No men at work. Scene inanimate di lavori svolti. L’idea è quella di proporre una selezione di foto del passato in cui non v’è traccia di presenza umana e il lavoro si identica con altri interpreti del processo produttivo: ambienti di vario genere, macchinari e strumenti tecnici, sino alla merce vera e propria, alla promozione dei prodotti finiti. Dietro queste immagini c’è lo sguardo distaccato di una serie di professionisti, spesso direttamente ingaggiati dalle aziende: un punto di vista che si rivela prossimo a quella propensione a catturare una realtà devitalizzata, che nutre tanta fotografia contemporanea.

An occasional dream. Immagini singolari di fotografi anonimi è un progetto interamente dedicato alle foto di matrice familiare e dilettantesca, nate per soddisfare quella smania di appropriazione e certificazione del reale che la fotografia stessa ha contribuito ad alimentare. Tale esercizio di raffigurazione istantanea del vissuto quotidiano ha generato una moltitudine di documenti cartacei rimasti orfani: stampe di minime dimensioni, conservate in casa e poi fatalmente disperse. Presentate oggi nella loro individualità, le foto anonime ci invitano a ripensare il valore occasionale delle immagini e della realtà stessa.

Box02 #3, Vintage gelatin silver prints
Il progetto BOX 02 è dedicato a un fondo omogeneo, una collezione riconducibile all’esperienza di un fotografo dilettante che, fra gli anni sessanta e settanta, ha ritratto con costanza e dedizione le donne che incrociava: complici occasionali, o ignari bersagli dell’esercizio del suo voyeurismo. Il lavoro di editing, in questo caso, si è sviluppato anche combinando tra loro più scatti: allestendo due o tre foto originali in un nuovo supporto espositivo, nonché disponendo le singole immagini all’interno di un piccolo volume stampato per l’occasione.

Il progetto POP (Pieces of Paper) SHOW, presentato nel 2008 nell’ambito del Festival internazionale del Film di Roma, nasce dal ritrovamento di un insolito archivio di immagini sul cinema del passato: una collezione di stampe fotografiche in bianco e nero destinate a illustrare la programmazione televisiva dei film sulla stampa periodica negli anni settanta e a tale scopo ricolorate a mano. Un’agenzia fotografica romana dell’epoca, provvedeva a eseguire il lavoro, utilizzando colori a cera e all’anilina. Il risultato è la produzione su scala seriale di circa duemila pieces of paper difficilmente classificabili: opere su carta a tecnica mista, anonime quanto uniche.

Nel 2010 s.t. presenta Il trucco originale. Da Ghergo a Schifano: una storia del cinema fotografato ad arte. Anche in questa mostra, la memoria cinematografica viene esplorata con un approccio collezionistico, proponendo dunque solo stampe vintage, di varia origine e formato, raccolte nel corso degli anni. L’idea è quella di affiancare i lavori di alcuni grandi fotografi (fra i quali: Tazio Secchiaroli, Ugo Mulas Pierluigi Praturlon, Franco Pinna, Chiara Samugheo, Angelo Frontoni) a foto altrettanto spettacolari, ma di origine incerta o meno nobile. In questa occasione, si è voluto dare spazio solo a tale tipo di produzione: immagini promozionali, scatti di paparazzi non identificati, fotografie di scena e ritratti anonimi.

Useful Portraits. Tin Piernu/Cithra Studio propone l’abbinamento di due fondi ritrattistici di matrice assai diversa: una collezione proveniente da uno studio di Madurai (India) e l’archivio di un “fotografo di paese” friulano, attivo dal secondo dopoguerra fino alla fine degli anni sessanta. Anche in questo caso, si è scelto qui di presentare solo il materiale found in Italy del progetto, nato dalla collaborazione fra s.t. e il Centro Studi Nediža. Dei ritratti fotografici di Piernu, commissionati dai suoi compaesani per i documenti di identità, viene proposta una selezione in cui protagonista è il materiale foto-sensibile: dalle lastre su vetro originali sono state tratte delle stampe inkjet che portano in primo piano l’intera trama grafica e simbolica di quelle matrici, compresi gli errori di ripresa o di stampa.